La pianta del mese

Nympheaceae

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Nymphaeaceae
Nymphaeaceae

 

Giugno 2020

 

La famiglia Nympheaceae....

 

E’ una famiglia di piante acquatiche, perenni, con foglie composte da lunghi piccioli subacquei e lamine galleggianti. I fiori sono particolarmente decorativi, perché grandi, solitari e composti da numerosi petali.

 

Sono quindi piante ideali per abbellire laghi e stagni artificiali, e per questo sono ammirate in ogni parte del mondo per essere coltivate in orti botanici e giardini.

 

E’ una famiglia piuttosto piccola, conta meno di 70 specie in tutto il mondo.

 

La specie più nota è forse la bellissima Victoria regia (o Victoria amazonica), originaria del Rio delle Amazzoni: con le sue grandissime foglie galleggianti può raggiungere i 3m di diametro e i fiori arrivare a una grandezza di 40 cm di diametro!

 

Il genere più diffuso è quello delle Ninfee (Nymphaea), con circa 50 specie, distribuite in tutto il mondo.

 

Quasi tutti conoscono la nostra Ninfea comune (Nymphaea alba L.), dai fiori bianco candido (talvolta un po’ rosati): è originaria dell’Europa e cresce spontaneamente nelle acque ferme di stagni e laghetti, purchè povere di nutrienti.

Purtroppo la progressiva scomparsa di questi ambienti, a causa del prosciugamento per fare spazio ad aree urbanizzate e all'agricoltura, l’ha resa abbastanza rara in natura.

 

E’ invece spesso presente, coltivata, negli ambienti acquatici artificiali.

All' Orto Botanico di Torino oltre a Nymphaea alba, presente nella vasca vicino all’ingresso, è coltivata la Ninfea del Capo (Nymphaea capensis), proveniente dall’Africa meridionale, dai bellissimi fiori di colore viola intenso. Si trova nella serra dedicata alle piante del Sudafrica.

 

Tilia tomentosa Moench, Tiglio argentato

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Tilia tomentosa Moench.
Tilia tomentosa Moench.

 

Giugno 2020

 

Passeggiando tra i viali cittadini o di paese in questi giorni avrete notato il dolce profumo di miele che riempie l’aria.

E’ il profumo dei fiori di tiglio, che, abbondantissimi, ne tingono di giallo la chioma tra la fine di maggio e la metà di giugno.

 

Il tiglio è spesso piantato nei parchi cittadini e nelle alberature lungo le strade: per la bella chioma folta e di forma regolare, per la longevità (può vivere fino a 250 anni) e per la sua resistenza all’inquinamento atmosferico e alle potature e quindi adatto agli ambienti urbani.

 

Le specie più utilizzate sono il Tiglio argentato (Tilia heterophylla Vent.) e il Tiglio americano (Tilia americana L.), di origine nordamericana, il Tiglio tomentoso (Tilia tomentosa Moench) proveniente dall’Europa sudorientale, e il Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos Scop.) spontaneo in Europa.

 

L’ibridazione tra i due tigli spontanei in Europa, il Tiglio selvatico o cordato (Tilia cordata Mill.) e il Tiglio nostrano o a grandi foglie (Tilia platyphyllos Scop.) avviene sia spontaneamente, dove le due specie si trovano a contatto, che ad opera dell’uomo, che ha iniziato a realizzarla nell’800; si ottiene il Tiglio ibrido (Tilia x vulgaris Hayne), con caratteri intermedi, ma a crescita più rapida: questo lo ha reso particolarmente adatto all’utilizzo in parchi e viali alberati.

 

Come si distinguono tra loro queste specie?

E’ tutta una questione di ..peli, E’ infatti necessario osservare la pelosità dei giovani getti, dei piccioli, delle lamine fogliari di sopra e di sotto, e delle biforcazioni delle nervature sulla pagina inferiore, e poi: peli densi o radi? Di colore bianco, giallastro o rossastro?

Insomma, una questione da specialisti, muniti di una buona lente di ingrandimento!

 

Allium schoenoprasum L., Erba cipollina

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Erba cipollina
Erba cipollina

 

Agosto 2020

 

Tra le piante officinali in fiore nel mese di agosto c'è l’Erba cipollina (Allium schoenoprasum L.), presente anche in molti orti o in vasi per un rapido uso nelle preparazioni culinarie.

 

Da dove deriva il suo nome?

Oltre a Erba cipollina è conosciuta con altri "volgari" tra cui aglio ungherese, porro sottile e aglio selvatico.

Il nome scientifico gli è stato dato direttamente dal padre della nomenclatura scientifica binomia, Linneo: è composto dalle parole greche “schoinos”, che significa “canne intrecciate” o “corde fatte di giunco”, con riferimento alle foglie cilindriche che somigliano a quelle dei giunchi, e “prasòn”, che significa “porro” (il porro è un suo stretto parente, appartenente allo stesso genere Allium).

 

Dove si trova in natura?

È una pianta ad areale circumboreale ovvero è distribuita naturalmente nelle zone fredde e temperato-fredde di Europa, Asia e Nordamerica.

Trova un clima adatto anche nelle zone montane e alpine, la ritroviamo quindi anche sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale e sulle altre catene montuose europee.

È tuttavia piuttosto rara in Italia e la sua diffusione è limitata ad ambienti umidi, come praterie alpine, torbiere, nei pressi di sorgenti e ruscelli, nei luoghi riparati sotto rocce e ghiaioni, ad un'altitudine compresa tra i 600 e i 2600 m s.l.m.

A compensazione della sua rarità in natura, sembra che la sua coltivazione in Italia sia documentata già a partire dal 1500 dalla vicina Francia dove faceva parte delle “erbe fini” (insieme al dragoncello, al cerfoglio e al prezzemolo).

 

Quali sono le sue caratteristiche?

Come molte altre specie di Allium è una pianta bulbosa, ovvero le sue gemme si trovano sotto terra, aggregate in bulbi che fungono da sostanze di riserva. Ogni primavera producono nuovi fusti, foglie e fiori (è infatti una pianta perenne). Sempre in comune con altre specie di Allium ha fusti e foglie fistolose, ovvero cilindriche e cave all'interno, e infiorescenze a ombrella, protette da una “spata scariosa”, ovvero una foglia modificata di consistenza cartacea.

 

A cosa è dovuto il suo odore?

Come quasi tutte le specie del genere Allium contiene dei composti solforati che le conferiscono il caratteristico odore di cipolla; il suo aroma delicato svanisce facilmente, però, quindi deve necessariamente essere utilizzata fresca (ecco perché viene coltivata in vaso sui davanzali di casa!).

 

Come viene utilizzata in cucina?

Solitamente vengono utilizzate le foglie, appena raccolte, tritate o schiacciate le quali risultano più digeribili della cipolla.

Se seccate, prima di essere utilizzate devono essere reidratate con il succo di limone.

 

Quali sono le sue proprietà officinali?

È meno conosciuta come pianta officinale. Il suo elevato contenuto di vitamina C (ma anche A e B), di fosforo, di potassio, di olio essenziale (con solfuri di vinile, allile e allipropile) e di vari acidi organici ha fatto sì che venisse tradizionalmente utilizzata per le sue proprietà espettoranti, antisettiche, antibiotiche, depurative (in caso d’intossicazione dovuta a un accumulo di tossine).

È utile anche come stimolante dell'appetito e della produzione di succhi gastrici, come lassativo, come stimolante della circolazione sanguigna (sono riconosciuti benefici sul sistema cardiovascolare) e per la cura di affezioni polmonari, tra la quali anche la tubercolosi.

 

Ferocactus stainesii (Salm-Dyck) Britton & Rose, Barile di Fuoco messicano

Ferocactus stainesii

Ferocactus stainesii
Ferocactus stainesii

 

Settembre 2020

 

Le piante del mese di settembre sono cactacee ed euphorbiaceae.

 

In particolare, questa bellissima Cactacea fiorita appartiene al genere Ferocactus e il suo nome scientifico è Ferocactus stainesii o Ferocactus pilosus.

È un genere che include circa 30 specie, originarie degli Stati Uniti sud-occidentali e del Messico nord-occidentale, ma ampiamente coltivate come piante ornamentali in tutto il mondo.

 

Dove vivono queste piante?

Il loro habitat sono le zone desertiche, pertanto possono sopportare sia il gelo che il caldo intenso e l’aridità.

 

Come si procurano l'acqua?

Sfruttano generalmente piccole depressioni nel terreno dove l'acqua può raccogliersi temporaneamente o nei letti dei torrenti stagionali.

Dal momento che l'acqua che utilizzano è superficiale, non hanno necessità di sviluppare radici profonde alla ricerca di acqua: questo fa sì che vengano facilmente sradicati durante le piogge intense. La rete di spine consente però alla pianta di essere “agganciata” e trasportata in luoghi più favorevoli, senza essere danneggiata.

 

Da dove deriva il nome?

I Ferocactus, come suggerisce il nome ("ferus" in latino significa "feroce") sono piante con spine robuste, grandi.. e taglienti; sono grandi cactus a forma tondeggiante, “a botte”, con grandi costolature.

 

Il loro rapporto con la fauna è particolare...

.. infatti molte specie di Ferocactus vivono in simbiosi con specie di formiche, che nutrono del nettare che sgorga esternamente ai fiori.

 

E Ferocactus stainesii?

È endemico del deserto di Chihuahua, nel nord-est del Messico, dove vive su pendii rocciosi calcarei e in terreni sabbiosi, tra i 1200 e 2400 metri di altitudine.

 

Quali sono le caratteristiche particolari di Ferocactus stainesii?

Diversamente dalle altre specie di Ferocactus, che sono di forma tondeggiante, F. stainesii dopo i primi anni di vita si allunga e assume un portamento cilindrico; all'età di circa 50 anni può superare i 2 metri di altezza, producendo anche ramificazioni che partono direttamente dalla base.

Questo lo rende una delle specie più spettacolari del genere.

 

Quale è il suo nome comune?

Alla forma della pianta e alle spine rosse, oppure ai fiori piccoli ma numerosi e di colore rosso vivo o giallo intenso striato di rosso, è probabilmente dovuto il nome comune americano "Mexican fire barrel" che significa “Barile di fuoco messicano".

Difficilmente però li si vedono fioriti nei nostri climi: per fiorire devono infatti raggiungere l'età adulta e un’altezza di almeno 30 cm, oltre che essere coltivati in ambienti molto caldi.

Viene anche chiamato "Mexican lime cactus" poiché produce un frutto giallo simile a un limone.

 

Lo sapevate che...

E’ piuttosto comune, tuttavia la raccolta dei boccioli a scopo alimentare (i messicani li mangiano come dessert fritti con lo zucchero) può metterne a rischio la sopravvivenza, così come la raccolta per il commercio come pianta ornamentale.

Per questo è una specie inserita nella Convenzione CITES, la convenzione internazionale per il commercio di specie minacciate di fauna e flora, che include specie non necessariamente a rischio di estinzione, ma il cui commercio deve essere controllato.

 

Aster novi-belgii L., Astro settembrino

Aster novi-belgii

Aster novi-belgii
Aster novi-belgii

 

Ottobre 2020

 

Le piante del mese di ottobre sono ... Aster, Dalie e composite.

Anche ad ottobre ci sono i fiori? Vediamo quali...

 

Le piante che fioriscono in autunno

Il mese di ottobre è caratterizzato da un numero minore di specie in fioritura, ma di notevole bellezza: si tratta soprattutto di piante appartenenti alla famiglia delle composite, come Zinnie, Dalie, Aster, Crisantemi, tutte presenti nei giardini con numerose cultivar, con infiorescenze di moltissimi colori e sfumature diverse, e -attraverso i vari incroci- arricchite di fiori ligulati (i “petali”) fino ad assumere notevoli dimensioni.

Sono quindi piante ornamentali per eccellenza, tuttavia il fatto che vengano utilizzate nei cimiteri, proprio perché tra le poche specie in fiore in questo periodo, ha fatto sì che siano considerate “i fiori dei morti” e poco apprezzate a scopo decorativo.

In gergo botanico le piante che fioriscono o fruttificano tardivamente vengono dette “serotine”, un termine che in senso stretto significa “tardo, prossimo a sera” e deriva dall’avverbio latino "sero", che significa “tardi”.

 

E all'Orto Botanico?

Tra le numerose fiorite in questo momento nel nostro orto, parleremo di Aster novi-belgii o Symphotrichum novi-belgii (quest’ultimo, datogli da Linneo stesso, ma ripristinato solo recentemente come nome legittimo), il cui nome comune è Astro settembrino o Astro americano.

 

Quale è l'area geografica di origine?

Lo dice l’appellativo specifico: il Nuovo Belgio, più noto come Nuovi Paesi Bassi o Nuova Olanda, territorio sulla costa orientale del Nord America, inizialmente colonizzato dagli olandesi, poi ceduto all’Inghilterra e infine entrato a far parte della confederazione degli Stati Uniti e corrisponde a parte degli attuali stati di New York, New Jersey, Delaware e Connecticut.

Il suo nome comune in inglese è infatti New York Aster. Viene chiamata anche Margherita di S. Michele, perché fiorisce intorno al 29 settembre, il giorno dedicato all'arcangelo Michele.

In realtà la sua area di origine è più ampia: va dal Canada orientale agli Stati Uniti nord-orientali.

 

Quando si è diffusa nel resto del mondo?

A partire dal XVII secolo, questo e altri Aster americani iniziarono a essere coltivati come piante ornamentali in Europa.

E, come altre specie che abbiamo trattato, si è adattato ai nuovi ambienti tanto da sfuggire alla coltura e insediarsi in natura, non solo in Europa, ma anche in Giappone, Australia e Nuova Zelanda.

In Italia si è naturalizzata in tutto il nord e il centro del paese, eccezion fatta per Valle d’Aosta e Umbria.

 

Dove cresce?

Soprattutto lungo i greti e le sponde dei grandi fiumi, ma anche in siti disturbati come aree urbane abbandonate, sponde stradali e ferroviarie. E’ gradevole alla vista, tuttavia la sua ulteriore diffusione, soprattutto se in ambienti naturali come i fiumi, può costituire un pericolo per la biodiversità, perché può andare a sostituire le specie native. Fortunatamente, per ora non sembra salire oltre gli 800 m di quota.

 

Quali sono le sue varietà?

Ve ne sono numerosissime, selezionate per il maggiore interesse ornamentale dei capolini, ben più grandi (fino a 5-6 cm), e talvolta con una doppia fila di fiori ligulati.

Ma vi sono anche casi di ibridazione naturale con altre specie, per es. Aster x versicolor, ibrido tra Aster laevis e Aster novi-belgii, che può raggiungere altezze di 2 metri, e ha fiori ligulati blu-violetti.

E’ curioso che i suoi fiori ligulati, anche in natura, si presentino con vari colori: solitamente sono blu-violaceo, ma possono essere anche blu intenso, viola scuro, rosa o anche bianco.

A seconda delle varietà, l’altezza della pianta può andare dai 40 cm ai 150 cm!

 

E' una pianta esigente?

No, necessita solamente di abbondanti innaffiature, ma sopporta la mezz’ombra, il freddo e la scarsità di nutrienti nel suolo.

 

E' una pianta mellifera?

È molto visitata dalle api per il polline, anche perché è una delle poche ancora fiorite nel periodo autunnale.

 

 

Hydrangea serrata (Thunb.) Ser., Ortensia

Hydrangea serrata

Hydrangea serrata
Hydrangea serrata

 

Luglio 2020

 

Le piante del mese sono le Ortensie!

Nel mese di luglio inizia la loro fioritura che continua per tutta l'estate.

 

Negli ultimi anni ha incrementato la propria collezione di Ortensie, collocata lungo il vialetto sul lato destro del giardino.

Appartengono a 7 diverse specie (Hydrangea arborescens, H. aspera, H. involucrata, H. macrophylla, H. paniculata, H. quercifolia, H. serrata) ognuna presente con più sottospecie o cultivar, per un totale di 23 entità!

 

Da dove deriva il nome scientifico?

Hydrangea è un termine composto dalle parole greche “hydro” (acqua) e “angos” ( vaso) . Linneo, autore della denominazione nel 1753, è stato ispirato dalla forma dei frutti (simili a coppe per l'acqua) oppure, secondo un'altra versione, da Idra, il mostro mitologico dalle nove teste di serpente.

 

Da dove deriva il nome comune?

Deriva anch'esso da un nome scientifico, Hortensia.

Questa denominazione è stata data dal naturalista ed esploratore Philibert Commerson che credette di averla scoperta per primo nel 1771, durante un viaggio in Asia. Probabilmente aveva deciso di dedicarla a Nicole-Reine Lepaute (...che si dice fosse la sua amata) e che veniva chiamata affettuosamente Ortensia.

In ambito scientifico “vinse” il nome Hydrangea, assegnato per primo da Linneo.

Nell'uso comune rimane più utilizzato il nome dato da Commerson.

 

Com'è fatto il fiore?

Le infiorescenze hanno in comune il fatto di essere globose, con moltissimi fiori. Quelli esterni sono spesso sterili, cioè privi di stami e pistilli e provvisti unicamente di vistose brattee colorate che hanno lo scopo di attirare gli insetti impollinatori.

 

Da cosa dipende il loro colore?

A fine Settecento è diventata famosa perché la variabilità del colore dei fiori che sembrava miracolosa. La specie più comunemente coltivata nei giardini, Hydrangea macrophylla (ma anche H. serrata) ha infatti fiori che vanno dal rosa pallido al rosa intenso, al porpora, al viola scuro.

Ciò dipende dal pH del suolo: se il terreno è acido (pH inferiore a 6) si hanno fiori tendenti al blu, se invece è basico (pH superiore a 6) i fiori sono rosati.

Il pigmento blu presente nei fiori è infatti sensibile alla presenza di ioni d'alluminio, più abbondanti nei suoli acidi, mentre il pigmento rosa è invece sensibile alla presenza di fosforo, scarso nei suoli acidi.

 

Di dove sono originarie?

Soprattutto della Cina, ma anche di altre aree dell’Asia (Giappone, Corea, Himalaya..), del Nord America (come la prima specie descritta da Linneo) o del centro e Sud America. Se ne contano più di quaranta di specie.

 

E’ una pianta esigente?

Abbastanza, vuole un clima fresco durante l'estate, preferisce esposizione a mezz'ombra (per questo la collezione dell'Orto Botanico è a ridosso dell'edificio del Castello del Valentino). Necessita di innaffiature abbondanti e concimazioni liquide frequenti nella stagione calda.

Nei loro luoghi di origine abitano, infatti, i freschi e umidi sottoboschi di montagna. Questo le permette di sopportare le rigide temperature invernali.